Associazione culturale Liber Liber - progetto Manuzio, Associazione culturale Festina Lente - progetto Vasari e Università degli studi di Roma "la Sapienza" - Istituto di Storia dell'Arte Medioevale e Moderna

Antiquarie prospettiche romane composte per Prospettivo Milanese Dipintore
anonimo

Scheda introduttiva di Rosanna Scippacercola

Xilografia che riproduce un nudo in ginocchio

Le "Antiquarie prospettiche romane composte per Prospettivo Milanese Dipintore"

Col nome di "Antiquarie prospettiche romane" si designa un brevissimo quanto raro opuscolo a stampa attualmente esistente solo in due esemplari; uno conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma, l'altro a Monaco.

Questo incunabolo fu riscoperto nel Novembre del 1873 da G. Govi che lo ripubblicò e lo commentò, datandolo - in base ad indicazioni cronologiche deducibili attraverso le opere d'arte in esso descritte - tra il 1499 ed il 1500; vi sono infatti presentate collezioni private romane (soprattutto sculture) e i resti delle principali architetture romane, presentate alternando le une alle altre.

Il principale problema del testo, che consta di 133 terzine in endecasillabi, è la sua attribuzione; lo stesso autore infatti si definisce "prospettivo milanese dipintore" senza specificarsi ulteriormente. Numerosi sono stati i tentativi di attribuzione.

Attualmente possiamo dire che all'unanimità l'autore del testo viene considerato di area lombarda; quanto al nome sono stati ipotizzati artisti del calibro di Bramantino, Zenale, Cesariano, Butinone e addirittura Bramante.

Mentre però per gli altri artisti citati non si hanno testimonianze di un eventuale loro soggiorno romano (soprattutto nelle date qui prospettate dal Govi), per Donato Bramante si sa con certezza che egli nel 1499 si trasferì a Roma; e non solo: altri tre elementi tenderebbero a rendere plausibile questa ipotesi.

Innanzitutto il testo si apre con due sonetti dedicati a Leonardo da Vinci, che viene chiamato "cordial, caro, ameno socio", ed è nota l'amicizia che legò i due grandi artisti; inoltre si pensa che questo "lavoro" letterario possa essere una sorta di invito nella Città Eterna, dato che il Vinci a questa data non aveva ancora visitato Roma (e non dimentichiamo che moltissimi artisti - tra cui lo stesso Bramante - consideravano fondamentale l'avere visitato Roma per una appropriata conoscenza dell'antico); in secondo luogo, stando alle dichiarazioni di Lomazzo e di Cesariano, Bramante si dilettava in composizioni poetiche ed era un profondo conoscitore di Dante. Infine, all'interno del testo, sono presenti non solo settentrionalismi ma anche vocaboli centro-meridionali e spagnolismi che ben si potrebbero addire alla vagabonda cultura giovanile del Bramante.

L'opuscolo appartiene alla produzione del libro illustrato, che godeva di grande diffusione nell'ambiente culturale del volgare (addirittura lo Schlosser parlerà di terzine "semibarbare" per il tipo di linguaggio utilizzato). L'impostazione è tipica delle visioni popolari e soprattutto degli antichi Mirabilia cui, se si avvicina per l'inserimento di particolari fantastici e per l'enfatizzata commozione con cui sono presentate le antichità romane (edifici e monumenti), se ne distacca poi nel mostrare le raccolte delle collezioni private (esclusivamente sculture) di Roma - quasi fosse una catalogazione inventariale - e nel proporsi come guida per persone che siano già addentro all'arte antica.

Il frontespizio dell'incunabolo è costituito da una xilografia che riproduce un nudo in ginocchio con una sfera armillare nella mano destra ed un compasso nella sinistra; alle spalle alcuni resti di antichi monumenti.

Anche su questa immagine la critica ha dato pareri differenti ma non contrastanti. Gli studiosi concordano nel porre come principale riferimento iconografico il S. Gerolamo di Leonardo da Vinci, conservato nella Pinacoteca Vaticana, data la somiglianza della positura sui ginocchi e la mancanza di capelli. L. Donati attribuisce quest'ultima ad una errata riproduzione di una statua con elmo, in cui il casco non era stato riconosciuto dall'autore della silografia. A proposito del valore simbolico della figura inginocchiata le opinioni sono numerose.

Stando a L. Donati il disegnatore si è ispirato al contenuto dell'operetta mostrando, come quinta, resti del Colosseo e del Foro Romano e ponendo il nudo all'interno di un cerchio che viene interpretato dallo studioso come la pianta circolare del Pantheon, mentre le altre figure geometriche si riferirebbero ad altri edifici romani. Il nudo invece sarebbe una statua emblematica di tutte le sculture descritte all'interno delle "Antiquarie prospettiche".

Secondo D. D. Fiengacon tale rappresentazione si vuole trasmettere un messaggio di simbolismo architettonico che ha come riferimento il frontespizio del "De re aedificatoria" dell'Alberti (stampato a Venezia nel 1565) a causa della comune presenza di strumenti utilizzati dagli architetti per misurare, e cioè compasso, riga, squadra ed astrolabio, qui sostituito da una sfera armillare.

Non bisogna però dimenticare che la gran parte dell'opera dell'Alberti ha i suoi fondamenti nelle teorie architettoniche di Vitruvio, ed infatti il nudo che guarda la sfera armillare tenuta con la mano destra e misura le figure geometriche col compasso, è visto come un riferimento ai requisiti stabiliti dall'autore latino per la pratica dell'architettura: l'architetto deve conoscere l'astronomia per poter determinare la disposizione dell'area fabbricabile ed individuare l'orientamento migliore per l'edificio.

Secondo A. M. Adorisio invece si è voluto rappresentare - come ulteriore omaggio a Leonardo - una visione antropocentrica dell'uomo poichè il cerchio in cui è inscritta la figura non sarebbe la pianta del Pantheon bensì una allusione all'universo.

Nel suo insieme, inoltre, la silografia sarebbe una celebrazione delle opere d'arte descritte nell'opuscolo e insieme dell'intelletto umano.

Per quanto riguarda la cornice che inquadra la figura, su di essa sono presenti due lettere: P ed M. Generalmente sono considerate un riferimento al Prospettivo Milanese ma, dando per buona l'interpretazione di C. Pedretti, si potrebbe trattare di un ulteriore riferimento al Bramante inteso come "Pramante Magister".

In conclusione, il Prospettivo Milanese rimane ancora sconosciuto; forse con più approfonditi studi filologici un giorno sarà possibile individuare un "apax legomenon" che consenta una attribuzione indiscutibile. Per ora si possono solo fare congetture e parlare al condizionale.

Rosanna Scippacercola

Roma, 13 gennaio 1995


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